Covo

Un tempo dotata di un imponente castello fortificato, Covo è rinomata per la sua chiesa e soprattutto per i fantastici ravioli nostrani di Covo, fiore all’occhiello della gastronomia bergamasca

Storia

Le origini del paese ancor oggi non sono del tutto chiare e quindi soggette ad ipotesi avanzate dagli studiosi che analizzano le realtà della zona. Per cercare spiegazioni concrete spesso ci si concentra sull’origine del toponimo: l’ipotesi più accreditata farebbe derivare il nome da cavus, ovvero “canale”, che indicherebbe il Fosso Bergamasco, canale artificiale ampliato notevolmente in età medievale, ma risalente all’epoca romana.
Si potrebbe quindi ipotizzare che i primi insediamenti abitativi risalgano a quel periodo, indicati con il nome “ad cavum“, ovvero villaggio presso il canale.
Tuttavia questa non è l’unica teoria riguardante l’etimologia: un’altra vorrebbe far derivare il nome da cave, che in lingua franca significava “cantina”, a dimostrazione della notevole produzione vinicola presente sul territorio. Infine vi è la versione legata alla tradizione popolare, che accosterebbe il termine al covone di grano (elemento presente anche sullo stemma comunale), che sottolineerebbe la spiccata tradizione rurale del borgo fin da tempi remoti.

Nel periodo storico in cui questi territori erano stati conquistati dai Franchi, documenti dell’epoca raccontano che il borgo si dotò di numerose fortificazioni e di un castello a scopo difensivo.

Essendo posto in una zona percorsa da molte strade commerciali che collegavano le principali città della Lombardia  il borgo ebbe un notevole sviluppo e venne inizialmente assegnato in feudo ad una certa Contessa Matilde. Questa, con un atto datato 1098, donò i suoi possedimenti territoriali alla diocesi di Cremona, che ne mantenne il possesso per parecchi anni.
Quando nella battaglia di Cortenuova (1237) si scontrarono gli eserciti guelfi delle città di Brescia e Milano e quelli ghibellini composti dalle truppe imperiali dell’imperatore Federico II, sostenitore delle città di Bergamo e Cremona, Covo, schierato con la fazione guelfa, subì la distruzione di gran parte degli edifici preposti alla difesa, tra i quali anche il castello che venne raso al suolo.

Il maniero venne ricostruito dopo breve tempo da Buoso da Duera, signore di Soncino, il quale lo dotò di ben nove torri. Tuttavia la pace era un lontano miraggio, tanto che si verificarono nuovi attacchi da parte dei milanesi, intenzionati a riprendere il comando sull’intera zona. Questi sferrarono l’attacco decisivo al castello intorno al 1332 e costrinsero alla resa il proprietario, che si rifugiò presso Cremona.

La situazione di instabilità politica durò fino a quando irruppe la Repubblica di Venezia che sconfisse i Visconti di Milano aprendo un nuovo capitolo in buona parte della bergamasca. Covo fu tra i territori assegnati al condottiero Bartolomeo Colleoni, Generale della truppe della Serenissima, che tra le altre cose donò al paese una preziosa reliquia di San Lazzaro, patrono del paese.

Recentemente (2013) Covo sta valutando la fusione con i comuni di Isso e di Fara Olivana con Sola

Da gustare

Gastronomia – Il raviolo nostrano di Covo

Da vedere

Chiesa Parrocchiale di San Filippo e Giacomo

Edificata in luogo di un vecchio edificio di culto verso la fine del XVIII secolo utilizzando materiali ottenuti dalla demolizione di antichi edifici, tra cui due piccole chiesette e le torri del vecchio castello, è dedicata ai santi Filippo e Giacomo. Al proprio interno custodisce le reliquie di San Lazzaro, donata alla popolazione da Bartolomeo Colleoni, un organo di pregevole fattura ed opere pittoriche di buon pregio.

Antichi cascinali

Gli antichi cascinali, un tempo molto popolosi, sono oggi pressoché disabitati. Il Covello di Sopra, il Covello di Sotto, la Bellinzana, la Castellana, la Cavallina, la Bordona e il Fosso sono sorte poco dopo il XVI secolo sul territorio dell’antico comune di Covello, autonomo fino alla fine del XV secolo. Molto antiche sono anche le cascine Valemma (documentata dal 1360), Trobbiate, Battagliona, Bazzarda, Arrigona, Finiletto e Ingurate (denominata “Fenil Nuovo di Covo” nelle mappe teresiane), tutte sorte tra il XVI e XVII secolo.

Link utili

Comune di Covo

Sito ufficiale del Raviolo nostrano